Frontiere… (0238-1)
- Autres, italien, allemand
- 1945-05-04
- Durée: 00:09:13
Description
Comunicato:
Rifugiati e prigionieri. Liberazione di Chiasso, Como e Milano. La fine dei capi fascisti.
Commento:
Fine aprile 1945 alla frontiera…Rare volte il senso profondo di quella parola ci è apparso chiaramente come in questi giorni. Quei prigionieri russi sono i 50 superstiti di un gruppo di 460 uomini che nella loro penosa marcia verso la libertà vennero mitragliati, durante un contrattacco tedesco. Uomini che vengono dalle fabbriche di Dniepopetrowsk, dalle mine di Taschkent, dalle foreste della Siberia, dai Kolshosen d’Ucraina, dalle fabbriche d’armi degli Urali. Essi sono meravigliati perché ricevono vitto ed alloggio senza essere obbligati a lavorare, poiché ormai si fidano poco degli stranieri. Un ponte sopra il magro corso d’acqua del Reno vecchio. Il ponte è tagliato a metà dal confine che anche qui separa due mondi. Il Consigliere Federale Kobelt è venuto a costatare l’officina del blocco della frontiera. Dall’altra parte, centomila persone circa, aspettano di poter entrare – è una colonna che misura sedici chilometri. I fuggiaschi sono lì, stretti, freddolosi, sferzati dalla pioggia gelida. Il passaggio nel nostro paese, li salverà dalla minaccia e dalla paura. Una colonna di autocarri del Comitato internazionale della Croce Rossa parte per la Germania, per procurare viveri ai prigionieri. Poi li ponte si riempie di nuovo con fuggiaschi che sono scampati all’inferno. Qui la frontiera che passa attraverso l’arteria principale scinde due quartieri di una stessa agglomerazione: Kreuzlingen-Costanza. Giungono ospiti di veglia: Uno svizzero, ex-ufficiale degradato del nostro esercito ha servito i tedeschi come istruttore delle SS. Ora, egli cerca riparo nella sua prima patria. Lo si conduce in prigione. Il mattino seguente gli avvenimenti precipitano. Una staffetta ha portato la notizia che i francesi stanno penetrando in città. Il presidio, sulle cui intensioni eravamo rimasti incerti, si lascerà internare dalle nostre truppe. Donne e bambini vengono spinti da parte. Le regole dell’internamento danno la precedenza alle truppe inseguite dal nemico. Un commissario contro il quale gravano sospetti di spionaggio dovrebbe sottoporsi, dopo il passaggio della frontiera ad un tribunale militare svizzero. Egli preferisce ritornare a Costanza. Ogni soldato viene attentamente esaminato, affinché non giungano da noi ospiti indesiderabili. Da un momento all’altro possono arrivare i francesi. Eccoli. E, naturalmente, l’avvenimento dell’arrivo alla frontiera svizzera va subito fissato per l’album dei ricordi. Alcuni ufficiali svizzeri, in civile, si recano a Costanza per concludere i più urgenti accordi con le autorità di occupazione che si trovano alla nostra frontiera. Poi vengono di nuovo chiusi i cancelli che ci separano dagli orrori della guerra che sta per finire. Frontiera sud. Un gruppo di tedeschi è indeciso se arrendersi agli americani o se farsi internare in Svizzera. Ufficiali svizzeri si occupano delle delicate trattative. I tedeschi sono ancora in armi. Essi si arrenderanno agli americani. I primi automezzi e tanks americani giungono a Ponte Chiasso. Un maggiore americano discute le condizioni di resa con il comandante tedesco. Soldati tedeschi catturati dai partigiani e rinchiusi in un cinematografo vengono ad aggiungersi alla colonna che ha capitolato. I nostri reporter proseguono la loro visita alla regione di frontiera, tra la popolazione in festa. Garibaldi vigila, battagliero, su Como liberata. Gli americani vengono salutati con entusiasmo. I prigionieri politici lasciano le carceri. Gli amici si ritrovano. Una gioia indicibile commuove la folla. Moniti del passato. Le manifestazioni si susseguono. Sulle vie e sulla piazza il popolo esulta, mentre in tutta l’alta Italia i partigiani terminano la liberazione e la sugellano. I prigionieri tedeschi vengono tradotti nei campi. Poi, da tutti i centri della Lombardia camion carichi di partigiani convergono verso la metropoli lombarda. Trascinati dalla potenza degli avvenimenti giungiamo a Milano, Milano amata, Milano ferita. Qui si è svolto l’ultimo atto di una tragedia. Giudice e testimone il popolo di Lombardia e d’Italia. Siamo ad una svolta del destino. I nostri vicini hanno voltato una pagina della loro storia. Nella Milano liberata penetra l’avanguardia degli eserciti alleati, guidata dai partigiani italiani.
Communiqué_0238.pdf
Rifugiati e prigionieri. Liberazione di Chiasso, Como e Milano. La fine dei capi fascisti.
Commento:
Fine aprile 1945 alla frontiera…Rare volte il senso profondo di quella parola ci è apparso chiaramente come in questi giorni. Quei prigionieri russi sono i 50 superstiti di un gruppo di 460 uomini che nella loro penosa marcia verso la libertà vennero mitragliati, durante un contrattacco tedesco. Uomini che vengono dalle fabbriche di Dniepopetrowsk, dalle mine di Taschkent, dalle foreste della Siberia, dai Kolshosen d’Ucraina, dalle fabbriche d’armi degli Urali. Essi sono meravigliati perché ricevono vitto ed alloggio senza essere obbligati a lavorare, poiché ormai si fidano poco degli stranieri. Un ponte sopra il magro corso d’acqua del Reno vecchio. Il ponte è tagliato a metà dal confine che anche qui separa due mondi. Il Consigliere Federale Kobelt è venuto a costatare l’officina del blocco della frontiera. Dall’altra parte, centomila persone circa, aspettano di poter entrare – è una colonna che misura sedici chilometri. I fuggiaschi sono lì, stretti, freddolosi, sferzati dalla pioggia gelida. Il passaggio nel nostro paese, li salverà dalla minaccia e dalla paura. Una colonna di autocarri del Comitato internazionale della Croce Rossa parte per la Germania, per procurare viveri ai prigionieri. Poi li ponte si riempie di nuovo con fuggiaschi che sono scampati all’inferno. Qui la frontiera che passa attraverso l’arteria principale scinde due quartieri di una stessa agglomerazione: Kreuzlingen-Costanza. Giungono ospiti di veglia: Uno svizzero, ex-ufficiale degradato del nostro esercito ha servito i tedeschi come istruttore delle SS. Ora, egli cerca riparo nella sua prima patria. Lo si conduce in prigione. Il mattino seguente gli avvenimenti precipitano. Una staffetta ha portato la notizia che i francesi stanno penetrando in città. Il presidio, sulle cui intensioni eravamo rimasti incerti, si lascerà internare dalle nostre truppe. Donne e bambini vengono spinti da parte. Le regole dell’internamento danno la precedenza alle truppe inseguite dal nemico. Un commissario contro il quale gravano sospetti di spionaggio dovrebbe sottoporsi, dopo il passaggio della frontiera ad un tribunale militare svizzero. Egli preferisce ritornare a Costanza. Ogni soldato viene attentamente esaminato, affinché non giungano da noi ospiti indesiderabili. Da un momento all’altro possono arrivare i francesi. Eccoli. E, naturalmente, l’avvenimento dell’arrivo alla frontiera svizzera va subito fissato per l’album dei ricordi. Alcuni ufficiali svizzeri, in civile, si recano a Costanza per concludere i più urgenti accordi con le autorità di occupazione che si trovano alla nostra frontiera. Poi vengono di nuovo chiusi i cancelli che ci separano dagli orrori della guerra che sta per finire. Frontiera sud. Un gruppo di tedeschi è indeciso se arrendersi agli americani o se farsi internare in Svizzera. Ufficiali svizzeri si occupano delle delicate trattative. I tedeschi sono ancora in armi. Essi si arrenderanno agli americani. I primi automezzi e tanks americani giungono a Ponte Chiasso. Un maggiore americano discute le condizioni di resa con il comandante tedesco. Soldati tedeschi catturati dai partigiani e rinchiusi in un cinematografo vengono ad aggiungersi alla colonna che ha capitolato. I nostri reporter proseguono la loro visita alla regione di frontiera, tra la popolazione in festa. Garibaldi vigila, battagliero, su Como liberata. Gli americani vengono salutati con entusiasmo. I prigionieri politici lasciano le carceri. Gli amici si ritrovano. Una gioia indicibile commuove la folla. Moniti del passato. Le manifestazioni si susseguono. Sulle vie e sulla piazza il popolo esulta, mentre in tutta l’alta Italia i partigiani terminano la liberazione e la sugellano. I prigionieri tedeschi vengono tradotti nei campi. Poi, da tutti i centri della Lombardia camion carichi di partigiani convergono verso la metropoli lombarda. Trascinati dalla potenza degli avvenimenti giungiamo a Milano, Milano amata, Milano ferita. Qui si è svolto l’ultimo atto di una tragedia. Giudice e testimone il popolo di Lombardia e d’Italia. Siamo ad una svolta del destino. I nostri vicini hanno voltato una pagina della loro storia. Nella Milano liberata penetra l’avanguardia degli eserciti alleati, guidata dai partigiani italiani.
Communiqué_0238.pdf
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